Le case che si affacciavano sullo slargo non avevano pareti. Radi coni di luce, illuminavano i miseri resti della quotidianità distrutta in quella notte terribile in cui la città smise di pulsare.

Un viaggio sociale che utilizza le dinamiche di Zorba il Greco, di Dante e Virgilio e di Ulisse.

Enzo, con questo ultimo suo lavoro, mi ha fatto viaggiare con la stessa intima intensità.

Ogni “scrigno” si apre alla speranza, anche se attorno ai protagonisti tutto è macerie. Tutti gli scrigni sono impreziositi da un impegno sociale quasi Gramsciano. Nessuno di loro è indifferente a quello che è accaduto.

I rimandi al territorio alle persone alle cose, fanno sì che questa storia diventi la consapevolezza che tutto può rinascere attraverso la cultura di un luogo.

Le radici simboleggiano e conservano il passato, rendendolo strumento e forza di risposta al presente più di quanto non lo sia il futuro.

Grazie Enzo

Rosario Lanzillotta